Il 1981 è stato un anno segnato da violenza e terrore in Italia, un periodo conosciuto come gli "anni di piombo", in cui le Brigate Rosse e altri gruppi terroristici destabilizzavano la nazione con attacchi mirati. Tra le vittime di questa tragica fase storica c’è Giuseppe Taliercio, direttore del petrolchimico Montedison di Porto Marghera, il cui rapimento e brutale uccisione hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva del Paese.
Il 20 maggio 1981, Giuseppe Taliercio fu sequestrato da un gruppo di uomini armati appartenenti alle Brigate Rosse, sotto la guida di Antonio Savasta. Per 46 giorni, Taliercio fu tenuto prigioniero in condizioni inumane, rinchiuso in un baule. La sua detenzione culminò con il suo tragico omicidio, avvenuto il 5 luglio dello stesso anno.
Il rapimento di Taliercio non fu un caso isolato: si inseriva in una strategia più ampia delle Brigate Rosse, che cercavano di destabilizzare il tessuto industriale del Paese attraverso il terrore, colpendo figure chiave del settore.
Il film "Giuseppe Taliercio" nasce dall’esigenza di riportare alla luce questa storia, non solo come tributo a un uomo che ha perso la vita per mano del terrorismo, ma anche per riflettere sull’importanza della memoria storica. Taliercio è diventato un simbolo del sacrificio e della resistenza contro la violenza e la prevaricazione.
A oltre 40 anni dalla sua morte, la vicenda di Giuseppe Taliercio continua a risuonare come un monito per le generazioni future. Ricordare non è solo un atto di giustizia nei confronti delle vittime, ma anche un passo fondamentale per comprendere il presente e prevenire che tragedie simili si ripetano.
Il film "Giuseppe Taliercio" non è solo una ricostruzione storica, ma un invito a riflettere su un periodo oscuro della nostra storia, che ha segnato profondamente l'Italia. Attraverso il racconto cinematografico, speriamo di far rivivere la memoria di Taliercio e di ispirare una nuova consapevolezza sulla giustizia e la verità.